Secondo il National Institute of Allergy and Infectious Diseases nel mondo soffrono di allergia alimentare il 5% dei bambini di età inferiore ai 5 anni (nella maggioranza dei casi destinati, fortunatamente, a superare il problema con l’età scolare) e il 4% fra adulti e adolescenti.
Si distingue fra:
- allergie alimentari, contraddistinte da una sintomatologia che compare di solito subito dopo l’ingestione di un certo alimento, con coinvolgimento del sistema immunitario
- intolleranze alimentari nelle quali, invece, il sistema immunitario non risulta coinvolto e il corteo sintomatologico può comparire anche dopo ore o addirittura giorni dal contatto con l’alimento
In caso di allergia alimentare…
In caso di allergia alimentare subito dopo aver mangiato un certo cibo può comparire prurito e gonfiore di labbra, palato e gola; successivamente possono presentarsi nausea, vomito, crampi, gonfiore addominale, flatulenza, diarrea, ma non sono rare neppure le manifestazioni cutanee come orticaria ed eczema e quelle a carico dell’apparato respiratorio.
Nei casi più gravi si può arrivare persino allo shock anafilattico. In questo caso si deve aiutare il soggetto colpito a stendersi ed a sollevare le gambe rispetto al corpo per evitare l’abbassamento della pressione arteriosa ed iniettare dell’adrenalina, una sostanza salvavita che consentirà al soggetto di raggiungere il Pronto Soccorso ed accedere alle specifiche cure.
Nelle persone geneticamente predisposte le allergie alimentari possono essere innescate da alimenti come il latte vaccino (soprattutto nei bambini), le uova, i legumi (compresi i germogli di soia), il grano, i crostacei (granchi, gamberi di fiume e di mare, aragoste), pesce, frutta (fragole, pesche, agrumi), ortaggi (pomodori), semi di sesamo, girasole, papavero, senape, le arachidi, noci e nocciole.
In caso di intolleranza…
Le intolleranze alimentari, invece, sono spesso riconducibili a deficit enzimatici che impediscono la corretta metabolizzazione di un alimento o un componente alimentare, la più frequente è quella al lattosio che consiste nella incapacità di scindere lo zucchero del latte nei suoi due costituenti glucosio e galattosio: se il lattosio passa tal quale nell’intestino viene attaccato dalla flora batterica residente con formazione idrogeno e acidi organici, ma elevate quantità di queste sostanze provocano gonfiore, tensione addominale, flatulenza, meteorismo e diarrea.
La celiachia, invece, è un’intolleranza su base autoimmune, ma differenza di quanto succede nelle allergie alimentari non vi è il coinvolgimento delle immunoglobuline E (IgE), che nelle allergie alimentari scatenano il rilascio massivo di istamina: nella celiachia, invece, nelle persone geneticamente predisposte risulta impossibile la digestione del glutine, una proteina contenuta nella maggior parte dei cereali.
In queste persone il consumo di pane o pasta provoca la distruzione della parete intestinale e incapacità, se non si elimina completamente il glutine dalla dieta, di assorbire numerosi nutrienti. La celiachia di solito si manifesta con diarrea, debolezza a causa della perdita di peso, dimagrimento, irritabilità e nei bambini sono ravvisabili anche sintomi connessi con la conseguente malnutrizione come il mancato accrescimento.
In generale le intolleranze alimentari sono contraddistinte da un corteo sintomatologico piuttosto variabile, talvolta sovrapponibile a quello delle allergie alimentari, anche se di solito prevalgono i dolori addominali, la diarrea, il vomito, la flatulenza e più di rado sono riscontrabili anche sintomi a carico della cute o dell’albero respiratorio.
Le persone intolleranti, infine, a differenza di quelle allergiche, non sempre devono escludere completamente dalla loro dieta l’alimento o il componente alimentare che non tollerano, di solito possono sopportarne piccole quantità senza sviluppare sintomi; questo discorso non è valido in caso di intolleranza al glutine e ai solfiti.
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