Nelle persone affette da diabete di tipo 1 il pancreas non è in grado di produrre insulina, ormone necessario a metabolizzare gli zuccheri, gli amidi ed altri nutrienti in energia. Per tale motivo i pazienti devono assumere attraverso iniezioni quotidiane il fabbisogno insulinico indispensabile.
Questo però cambia in continuazione perché è soggetto ai cibi consumati o ai livelli di stress (e quindi di altri ormoni correlati in circolo): la rilevazione del giusto dosaggio insulinico è dunque, se non impossibile, sicuramente non semplicissima in assoluto.
Quando l’insulina è poca aumentano i livelli di zucchero nel sangue e nel tempo questa condizione, se protratta, può portare a complicazioni cardiovascolari. Al contrario l’ipoglicemia può condurre a sintomi immediati (sudorazione, nausea, svenimento, stato confusionale), ma anche perdita di conoscenza e morte se il calo di zuccheri è drastico e non trattato.
Un anno senza l’obbligo di iniettarsi l’insulina
Un sogno per molti pazienti affetti da diabete di tipo 1. Ora uno studio dell’Università della California di San Francisco pubblicato su Science Translational Medicine ha dimostrato che ciò è possibile.
I ricercatori hanno testato l’efficacia di un’iniezione di milioni di cellule immunitarie che, entrando in circolo nell’organismo, riescono a ripristinare la produzione dell’insulina.
Nelle persone sane le cellule T-reg impediscono al sistema immunitario di attaccare le cellule pancreatiche che producono insulina. Al contrario, le persone affette da diabete di tipo 1 non hanno abbastanza cellule per proteggere il pancreas, che in tal modo finisce sotto attacco e non riesce a produrre più insulina. La conseguenza inevitabile è l’iniezione quotidiana di insulina per mantenere livelli accettabili nell’organismo.
Gli scienziati statunitensi hanno scoperto che le cellule T-reg possono essere prelevate e moltiplicate per 1500 volte in laboratorio, poi una volta immesse nel flusso sanguigno garantiscono la loro funzionalità.
I test hanno coinvolto un piccolo campione di 14 persone e sono durati 12 mesi. I soggetti avevano un’età compresa fra i 18 e i 43 anni e da poco avevano ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 1. Dopo aver prelevato il sangue, i medici hanno ricavato dai 2 ai 4 milioni di cellule T-reg per ogni individuo.
Le cellule sono state separate dalle altre e replicate in laboratorio, per essere poi nuovamente infuse nel sangue. Un quarto di esse è stato ritrovato nel sangue dei pazienti dopo 12 mesi. Le cellule hanno svolto la loro funzione protettiva del pancreas.
Jeffrey Bluestone, uno degli autori dello studio, ha spiegato: “Usando le T-reg potremmo essere in grado di cambiare veramente il corso della malattia. Ci aspettiamo che le T-reg diventino una parte importante della terapia del diabete in futuro”
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